Nasciamo senza arte né parte...
Anche se può non piacerci granché come definizione, siamo animali culturali non specializzati. Pur dotati di grandi potenzialità, nasciamo, infatti, immaturi e del tutto inetti. Inoltre, per molti anni la nostra sopravvivenza dipende da genitori o altri adulti che devono accudirci finché non raggiungiamo una sufficiente autonomia, condizione che, per varie ragioni, nelle società "moderne" si raggiunge sempre più tardi (e, a volte, mai!). La mancanza di specializzazione - il fatto, cioè, di non avere qualità da mettere rapidamente in atto – fa sì che nella vita si debba imparare quasi tutto: dal camminare e parlare al modo di relazionarci con gli altri, dalla cultura generale a specializzazioni come la fisica quantistica o la filologia romanza. La nostra predisposizione all’apprendimento è fondamentale non solo per sopravvivere e acquisire le conoscenze necessarie a muoverci nel mondo, ma anche perché la cultura ci plasma, letteralmente, in senso fisico e mentale, e spesso con prepotenza. È dimostrato, infatti, come il ruolo degli stimoli sia essenziale per attivare o reprimere l'attività di moltissimi geni, e per guidare lo sviluppo nervoso, in particolare del cervello. Quello che mangiamo e l'uso che facciamo del corpo, la capacità di gestire le emozioni e di elaborare le idee, l'apertura e la chiusura che manifestiamo nei confronti degli altri e della vita, i timori e le aspettative che ci motivano, sono tutti modi di essere che sviluppiamo in gran parte perché influenzati dalle esperienze vissute. Se appena nati fossimo stati trasportati per magia in famiglie, città, latitudini o altre epoche, non avendo gli stessi geni attivi e un cervello sviluppato in modo differente, saremmo persone diverse.